Cosa faccio

Psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia e Psicoterapeuta specializzata presso l’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica di Milano, effettuo colloqui individuali e di gruppo per i disturbi d’ansia e depressione, disturbi di identità, dipendenze (in particolare da fumo di sigaretta e relazioni disfunzionali) e disturbi psicosomatici.

Se dovessi riassumere in una frase quello che cerco di fare durante la mia attività direi che ciò che mi propongo è di ‘liberare’ il paziente dalle sovrastrutture che la società gli ha imposto fin dalla nascita, rinchiudendo il suo potenziale all’interno di una scatola o poco più e fargli riprendere confidenza con l’unico vero riferimento che ha a disposizione per affrontare la vita: la sua Anima (non è qui intesa nella sua accezione mistico-religiosa).
Ma innanzitutto il paziente deve desiderare che ciò avvenga . Spesso – è la situazione più comune – il paziente viene da me quando inizia a stare male e tutto ciò che desidera è che io lo liberi dal sintomo, per ricominicare a stare ‘come prima’.
In realtà ciò che mi piacerebbe offrire al paziente è la chiave per liberarsi dal suo personaggio , dal suo oppressore che gli fornisce in qualche misura un’identità da una parte ma dall’altra vincola la sua esistenza in uno spazio troppo stretto. E quando questo spazio si restringe oltre misura, anima inizia a prendere a calci il muro… ecco che, in quest’ottica, i sintomi sono una vera benedezione! un vero regalo dell’esistenza! Anima è la notra vera alleata, e rischia il tutto e per tutto per condurci verso una vita autentica. Anche farci ammalare, anche farci morire, in uno sforzo estremo di farci aprire gli occhi.

il vero se

I colloqui psicologici ad indirizzo psicosomatico infatti puntano a considerare i nostri sintomi, non solo come qualcosa di cui liberarsi al più presto, ma come un aiuto prezioso da parte dell’Esistenza a indicarci una vita che non fa più per noi. Il terapeuta in qualità di ‘intermediario’ fra l’individuo e il suo sintomo punterà a utilizzare gli strumenti del setting per “dialogare” con il malato e la sua malattia, favorendo la guarigione sia di malattie organiche di natura psicosomatica, sia di disturbi più prettamente psicologici.

Spesso si ottiene un beneficio immediato attraverso l’utilizzo di chiavi di lettura differenti dal linguaggio comunemente parlato: simboli, metafore, immagini sono una via privilegiata con cui il nostro inconscio si esprime. Ecco che chiedere a un paziente di tradurre la tristezza o la rabbia in un’immagine e poi raccontarmela, ‘viverla’ insieme a me nel setting, trattandola non come un nemico ma come un prezioso compagno di viaggio, ci porta in qualche modo già vicino a una risoluzione. Nell’immagine infatti è contenuta la rappresentazione inconscia del disagio ma al contempo la soluzione. Ecco allora, tanto per fare un esempio, che la tristezza può diventare una ‘palude stagnante’, in cui però se guardo meglio, un po’ più lontano, noterò una ninfea, e poi un’altra ancora… La depressione che mi viene al mattino e se ne va a mezzogiorno potrà diventare un manto di seta nero che mi avvolge e vuole portare via da me le maschere che mi sono abituato a indossare…

Talvolta, nei pazienti più razionali, ricorro alla Distensione Immaginativa (D.I.), una tecnica di rilassamento a MEDIAZIONE CORPOREA, che deriva dalla tecnica “Rilassamento Progressivo” di E. Jacobson, e partendo da semplici esercizi di contrazione e rilasciamento muscolare, provoca uno stato di rilassamento dallo stress e dall’ansia che subiamo tutti i giorni. In questo modo il paziente è indotto a ‘lasciarsi andare’ alla propria fantasia, alla reverie, entrando in contatto con le immagini ‘terapeutiche’ di cui egli è inconsapevole portatore.

L’approccio simbolico alla lettura del disagio e dalla malattia trae in particolare spunto della Psicologia del Profondo di Carl Gustav Jung, dalla Medicina della Tradizione e da alcuni insegnamenti della Fisica moderna e della Teoria della complessità.