La Psicologia, non è nient’altro che…

Si pensa alla psicologia persino in termini spregiativi di «nient’altro che», soltanto questo o soltanto quello, ma quando si segue fino in fondo la via regia dei sogni dopo un po’ si scopre che il problema della psicologia umana non è affatto minuscolo.

Si è colpiti dal fatto che l’inconscio dell’uomo è una sorta di specchio di grandi cose. Rispecchia la totalità del mondo: un mondo d’immagini riflesse.

Osservato dal punto di vista del conscio, questo mondo è la realtà e quello il riflesso. Ma il riflesso è altrettanto vivo e reale, altrettanto grande e complicato. Esiste perfino il punto di vista che il mondo esterno sia un riflesso dell’inconscio. È soltanto la minoranza occidentale a credere che questo mondo sia la realtà e l’altro il miraggio, il mondo delle immagini.

Mentre la maggioranza, tutto l’Oriente, pensa che l’unica realtà stia in quelle immagini e ciò che noi definiamo realtà sia soltanto una sorta di fantasmagoria degenerata che chiamano velo di Maya. È l’idea di Platone, che le cose originarie siano nascoste e le realtà della nostra vita conscia siano soltanto imitazioni della cosa reale.

L’umanità è quindi scissa, nel suo giudizio sul punto di vista definitivo da adottare su questi argomenti, e la coscienza occidentale insiste a considerare i prodotti inconsci come immagini meramente speculari.

Ma se studiamo i sogni vediamo che l’inconscio esprime il proprio diritto, esprime l’idea che quell’aspetto della realtà non dev’essere negletto. Altrimenti tutto va storto, e abbiamo ogni sorta di nevrosi di cui non possiamo dare una ragione.

In apparenza si vive in un mondo perfettamente razionale, che poi viene praticamente spazzato via dal primo stato d’animo che sorga dall’inconscio.

È lì, e non c’è assolutamente alcun mezzo di allontanarlo. Perfino il filosofo che se ne sbarazza spiegandolo con un «nient’altro che» può avere, come chiunque altro, una nevrosi o fantasie di suicidio.»

C.G. Jung – Analisi dei sogni, p. 444