Instabilità emotiva e aggressione esterna

Mi è capitato sovente di notare che se vieni percepito come instabile (per ansia, paura, ecc.) tendi più facilmente ad essere aggredito. Usando un’immagine efficace, anche se un po’ brutale,  Mao Tse Tung diceva “bastonare il cane che affoga”. Come mai?

Pare che l’instabilità e la paura dell’uno, siano una ghiotta occasione per l’altro di sfogare la propria tensione e rabbia solitamente represse all’interno dalle buone maniere e dai rapporti formali e asfittici.

E’ come se, nel gioco delle maschere, si aprisse un varco energetico. Un fiume di energia più pura in cui ognuno riversa la sua frustrazione.

Normale che la persona instabile si trovi ad essere ancora piu instabile prestandosi ancora meglio al gioco perverso degli Ego (delle maschere).

Quindi è meglio evitare di parlare, interagire, esprimersi in stato di instabilità o paura o sofferenza, non possiamo mai essere sicuri di chi ci sia dall’altra parte.

Se dovesse accadere di farlo, se dovesse accadere di interagire senza aver prima conquistato una minima stabilità mentale, sarà più difficile tornare indietro. A quel punto potrebbe accadere di sentire troppo forte l’ingiustizia con conseguente aumento dell’instabilità, ulteriore scarica da parte dell’altro, e creazione di un doloroso circolo vizioso.

Schema comportamentale esemplificativo:

1) Il soggetto X (persona con profilo maniacale) compie una mancanza “reale” verso il soggetto Y

2) Il soggetto Y (persona con profilo depressivo)  lo fa notare

3) Il soggetto X non ha voglia di scusarsi e prendersi la responsabilità delle sue azioni. Sta confidando in qualche modo nel fatto che sarà X a reagire, ad andare ‘in fiamme’

4) Il soggetto Y si sente ingiustamente trattato. E in effetti va in fiamme… alza la voce! Lui spera che la sua irritazione possa essere colta da X, così che questi faccia un passo indietro. In qualche modo Y si sta fidando ancora delle ‘buona fede’ di X (alzo la voce, magari non ha capito che ci sto male!)

5) X sarebbe pure in buona fede, se però non fosse tentato dalla ghiotta occasione: c’è qualcuno su cui posso riversare il mio dolore, dopotutto è così predisposto a prendersi la colpa… (della serie “oggi il mio demone non ho proprio voglia/ forza di affrontarlo”)

6) E così in un crescendo di azioni e reazioni: Y si troverà a urlare e agitarsi nell’instabilità totale, laddove X rimarrà fermo, freddo avendo trovato il suo capro espiatorio

 

Dov’è l’errore di Y?

Il punto 4. Il sentirsi ingiustamente trattato. Egli deve limitarsi ad esporre le sue ragioni senza prendersi la responsabilità delle reazioni altrui. Se Y vorrà scusarsi oppure ‘imbrogliarlo’ questo non è più affar suo. Fa parte del percorso di vita dell’altro. Solo le nostre reazioni fanno parte del nostro percorso.

Quindi ricordiamoci di monitorare le nostre di reazioni e non quelle altrui.

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