IL PATTO DI ALLEANZA CON IL PERSECUTORE – prima parte

C’è un antico detto che sostiene che “Nessuno può farci del male, se non siamo noi a permetterlo”. Sembra una frase banale e scontata, ma se ci si riflette bene contiene un’enorme verità.

C’è qualcuno o qualcosa dentro di noi che ritiene giusto che noi soffriamo, in qualche caso più estremo, che gode se noi soffriamo.

Qualcuno lo chiamerebbe Super io intransigente, qualcun altro senso di colpa, altri ancora spirito di opposizione ecc. Per ora i termini non mi interessano, ciò che mi interessa è condividere una sensazione: c’è qualcosa dentro di noi che crede sia giusto che noi soffriamo. In psicologia si dice che quel qualcosa è ego-sintonico, non disturba il nostro ego ed è visto come normale.

Ora, in questo momento, leggendo in tutta tranquillità queste parole, queste affermazioni possono sembrare assurde: ogni giorno noi lottiamo, quantomeno con i mezzi che abbiamo, per conquistarci una fetta di benessere e serenità. Come può essere che dunque qualcosa dentro di me si metta a remare contro? che voglia farmi male?

Ebbene possiamo notarlo quando continuiamo a comprendere chi ci tratta male, oppure quando accogliamo subito come vera una critica rivolta a noi (talvolta anche parole neutre rivolte a noi), quando un’aggressione più o meno velata immediatamente ci fa sprofondare subito nello sconforto e nella disperazione, quando siamo attratti da chi tende a ignorarci, ecc. ecc.

Di fronte a tutti questi casi, la cosa più normale che una persona che lotta per la sua felicità farebbe è: allontanarsi oppure non dare troppo peso a critiche e opinioni altrui. L’autostima ne uscirebbe comunque intatta…

..Se non fosse per quel qualcosa dentro di noi che trova invece profondamente giusto che noi siamo mal – trattati e criticati. Ecco che l’esterno arriva a diventare solamente un pretesto con cui il nostro “persecutore interno” ha modo di ridestarsi, continuare a vivere (come tutte le cose esistenti, qualunque formazione psichica vuole esistere più di ogni altra cosa) e colludere con l’esterno per farci soffrire. Ma può trattarsi anche di un disturbo fisico, o di un momentaneo abbassamento energetico, o ancora di una brutta notizia sentita al telegiornale, tutto “cibo nutriente” per il persecutore interno.

E allora daremo la colpa a chi non ci capisce, a chi secondo noi non ci tratta come vorremmo, a chi ha espresso un’opionione su di noi che ci ha ferito, al malessere fisico, alla società.. e continueremo così a spostare fuori di noi il nemico. Ce la prenderemo con lui e posticiperemo il momento più importante…

…Ovvero l’incontro con il nostro persecutore interno, che forse non aspetta altro che essere visto, riconosciuto e accolto dentro di noi, con un nome e con un volto.

To be continued…

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